Lungo la retta via: viaggio nella Sardegna dove la sostenibilità è donna

Alleghiamo un bellissimo articolo scritto dalla giornalista Maddalena Stendardi, nostra ospite nel Giugno 2018 in occasione del Press Tour #direzionenordovestsardegna.

Link: https://www.ecoturismonline.net/lungo-la-retta-via-viaggio-nella-sardegna-dove-la-sostenibilita-e-donna-3.html

 

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Castelsardo, visuale dalla terrazza panoramica di CastelFlowers B&B

Fotografie di Alice Secchi

Arroccato sul promontorio a picco sul mare, in Anglona, nella Sardegna nordovest. Fu prima nominato Castelgenovese nel 1102, data della fondazione del castello dei Doria, poi Castel Aragonese con la dominazione spagnola e, infine, Castelsardo con i Piemontesi nel 1776.

Dove si intrecciano le trame

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Castello

Al centro del Golfo dell’Asinara, con una vista a 360° indimenticabile, che spazia fino alla Corsica, il castello, fino a pochi decenni fa sede della caserma dei Carabinieri, si raggiunge camminando attraverso carrugi dove le donne, sedute all’uscio di casa, intrecciano i cesti. Questi sono i più famosi della Sardegna, con motivi floreali, geometrici o faunistici.

Oltre 100.000 all’anno sono i visitatori paganti del castello, un tempo rocca inespugnabile: ci affidiamo a Federico, la nostra guida, col quale arriviamo in cima da dove si domina l’ampio litorale. E con lui visitiamo il Museo dell’Intreccio Mediterraneo (MIM). Cesti per il pane, imbarcazioni, nasse, tetti, stuoie, tappeti, oggetti per cerimonie…. Questa arte di Castelsardo è un sapere antico. E qui ne veniamo messe a parte: al piano terra è in mostra l’arte della panificazione e l’evoluzione dell’intreccio, quando si usava il fieno di grano o il fieno marino e la palma nana, ora protetta e sostituita dalla rafia.

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Al primo piano sono esposti gli oggetti della vita domestica e della pesca marittima e lacustre, con “su fassoni”, l’imbarcazione tipica sarda che risale a tempi molto antichi realizzata con la trama de “su fenu”, l’erba facile da reperire nei vicini acquitrini. Attualmente è in uso negli stagni di Santa Giusta e di Cabras in Sardegna e nel lago Titicaca in Perù, obbligando il barcaiolo a un notevole esercizio di equilibrio per stare in piedi e spingere con una pertica la barca (avete in mente in gondolieri di Venezia?).

Maria Speranza, la nostra Virgilio

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L’assessore di Castelsardo Maria Speranza Frassetto, la seconda da sinistra. Sullo sfondo il campanile della cattedrale.

Incontriamo Maria Speranza Frassettoassessore con delega al turismo e alla cultura di Castelsardo, uno tra i Borghi più belli d’Italia, che ci porta nella Sala X del MIM, dove ci illustra la personale dell’artista Liliana Cano …noi che tignemmo il mondo di sanguigno, mostra alla quale lei stessa ha contribuitoIl ciclo pittorico comprende 34 tavole di grandi dimensioni ispirate ciascuna a una o più terzine di ogni singolo canto dell’Inferno di Dante. Osservandole, sembra di essere nelle scene rappresentate accanto al Sommo Poeta e di provare gli stessi suoi sentimenti.

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Mostra di Liliana Cano …noi che tingemmo il mondo di sanguigno

Dagli inferi alla magia… Maria Speranza ci guida, come Virgilio con Dante, verso  la biblioteca di oltre quattromila volumi risalenti al Cinquecento e Seicento e il Museo dell’Inquisizione, pratica arrivata in Sardegna nel 1492 con Isabella d’Aragona e Ferdinando di Spagna, in cui sono esposti gli strumenti di stregoneria e di tortura utilizzati dagli inquisitori per ottenere la confessione di presunti maghi e streghe. Per la cronaca, a Castelsardo due donne, entrambe di nome Caterina, furono accusate di avere a che fare con il diavolo.

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Cristo Nero a Santa Maria delle Grazie

Vicino, la Chiesa medievale di origine romanica di Santa Maria della Grazie, che conserva il “Cristo Nero”, crocefisso del XIV secolo tra i più antichi della Sardegna, così chiamato a causa del colore che il legno ha assunto nei secoli.

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Museo Diocesano

La Cattedrale di Sant’Antonio Abate, su una terrazza panoramica, è di origine gotica, ma è stata rimaneggiata nel XVII secolo. Nelle Cripte, il Museo Diocesano conserva arredi e suppellettili liturgiche della Cattedrale: croci d’altare barocche, reliquiari, statue lignee di scuola lombardo-emiliana. Sono qui esposte le opere del Maestro di Castelsardo, vissuto tra il ‘400 e il ‘500, facenti parte del retablo che comprendeva l’attuale pala d’altare della Cattedrale.

Una terrazza floreale sul mare

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Maddalena Fiorini

Ci aspetta CastelFlowers , il nuovo B&B di Maddalena Fiorini che con Laura Fiori ha organizzato il nostro viaggio al femminile in Sardegna. Ebbene, qui conosciamo altre donne imprenditrici sarde: Lina Busceddu che produce i cestini castellanesi intrecciati a mano (Lu Paneri) e i gioielli di Prendas de Janas (I gioielli delle fate) di Dafne Cherchi, che ha un atelier nel centro storico del borgo e crea filigrane che sono pezzi unici.

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Cesti Lu Paneri

CastelFlowers offre un appartamento per quattro persone e un monolocale per due con terrazza sul tetto, accessibile da una scala a chiocciola, che dà sul mare e sul borgo antico. L’ospitalità nel B&B è impostata sulla filosofia di Maddalena, che rispetta la natura e quindi sceglie un basso impatto ambientale: si trovano qui dispenser contenenti saponi locali al posto dei monodose, i rifiuti sono ben suddivisi per venire poi riciclati, e c’è l’invito a utilizzare i comodi mezzi pubblici che permettono di dimenticare l’auto e muoversi liberamente.

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Tavola apparecchiata sulla terrazza di Castelflowers B&B

Su richiesta, si possono degustare aperitivi con i prodotti locali selezionati, come quelli che ci ha proposto la trattoria Da Maria Giuseppa che prepara piatti di mare e di terra del territorio, con i vini della Cantina Fara, già menzionati.

L’interno di CastelFlowers e la terrazza sono decorati con dipinti di Pasqualina Demuru, pittrice e decoratrice. La posizione è comodissima per visitare il borgo storico e le spiagge, quelle sotto casa e anche Lu Bagnu, Bandiera Blu, distante 4 km e raggiungibile in autobus.

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Castelflowers dipinti di Pasqualina Demuru

Senza traccia

Maddalena ha spesso ospiti speciali che condividono le loro esperienze su educazione ambientale e sforzi per tutelare il nostro Pianeta. E proprio qui incontriamo Dario Nardi, biologo marino, che ci illustra il suo viaggio in Sudamerica da Quito a Santiago, con una deviazione per le Galapagos: 5.000 Km in sei mesi pedalando su una bicicletta con telaio di bambù e portandosi appresso tenda e pannello solare per ricaricare computer, telefono e macchina fotografica.

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Dario Nardi

Il suo progetto, Ocean Traceless  è per sensibilizzare sull’uso indiscriminato della plastica che sta soffocando il pianeta, e per dimostrare che tutto è fattibile mirando il più possibile all’impatto zero. Leggete la sua mission e capirete bene di che cosa si tratta: “Dallo stagno dietro casa all’oceano Pacifico, dalla collina assolata a pochi chilometri da noi alla cordigliera delle Ande, dal parchetto alle immense distese del deserto di sale Boliviano: tutto dovrebbe beneficiare dello stesso grado di rispetto e protezione necessario affinché continuino a rimanere bellezze di tale entità”.

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Roccia dell’Elefante

Proseguiamo il viaggio e a circa cinque Km dal centro di Castelsardo, sulla strada statale 134 per Sedini, ci fermiamo a fotografare la Roccia dell’Elefante, masso trachitico color ruggine eroso dagli agenti atmosferici che gli hanno conferito il singolare aspetto di un pachiderma seduto e ha due Domus de Janas all’interno di rilevanza archeologica.

Trekking nell’area protetta

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Elisabetta Pischedda, guida ambientale escursionistica

Il piatto forte, per chi ama camminare nella natura, arriva all’ora magica del tramonto, quando entriamo nel Parco Regionale Naturale di Porto Conte – Punta Giglio con Elisabetta Pischedda, guida ambientale escursionistica (algheoroutdor.it). Il sentiero che percorriamo ci permette di conoscere le varie specie vegetali che caratterizzano il paesaggio del territorio protetto e di trovare alcune tracce volpi, daini, donnole e cinghiali che lo popolano. Il grifone, quasi sparito, è stato di nuovo re-introdotto. La vegetazione è stata rimboschita negli anni ’70, quando si scelse di piantare il pino perché cresce in fretta e non richiede nutrienti eccessivi, ma acidifica il terreno.

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Parco Regionale Naturale di Porto Conte

La macchia è quella mediterranea: la gariga dagli arbusti più bassi (euforbia, elicriso, finocchio marino); poi cisto, lentisco, palma nana, corbezzolo e olivastro e, infine, la lecceta. Elisabetta ci spiega che l’evoluzione delle piante va dal mare all’ambiente terrestre. La prateria di Posidonia, endemica del Mediterraneo, ha deciso invece di tornare al mare ed è molto importante, perché diminuisce l’energia dei marosi e protegge dall’erosione costiera. Dal Parco che costeggia il mare si vede Capo Caccia, uno dei fari più potenti del Mediterraneo, con la sua sagoma, che dai locali è chiamata “il gigante addormentato”, oltre alle torri aragonesi che fanno la vedetta dal 1500. Inutile aggiungere che lo spettacolo è memorabile.

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Parco Regionale Naturale di Porto Conte: sullo sfondo Capo Caccia

Gratitudine

Alla fine di questo viaggio, popolato da tante scoperte artistiche e paesaggistiche e anche di incontri con persone straordinarie, non posso che ringraziare Maddalena Fiorini, Laura Fiori e Manuela Fabbri (che ha creato la connessione tra giornaliste e territorio), che hanno ideato e organizzato questo viaggio con molta cura e competenza. Sicuramente anche Alice Secchi per aver documentato tutto con le sue belle immagini, Dario Nardi, che ci ha seguito tutto il tempo ed è una voce della coscienza importante per quanto riguarda il nostro pianeta, e tutte le donne sarde che abbiamo incontrato: forti, coraggiose, creative, sostenibili, ospitali e determinate!

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